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S.M Sterling - The Protector's War

scritto da Fabio


Nel post dedicato al primo libro della trilogia alla quale appartiene il titolo di cui mi accingo a parlare accennavo al fatto di avere in lettura il suo seguito, per cui mi è sembrato giusto, non appena terminatolo, di parlarne a caldo.
Questo Protector's War (edizione Roc, settembre 2006, 597 pagine, prezzo 7.99 dollari) devo dire che mi ha lasciato molto deluso, ma preciso che questo non vuol dire che non possa piacere, in quanto la fonte della mia insoddisfazione risiede nella disomogenità di passo narrativo tra di esso ed il suo predecessore, Dies the Fire. Dove nel primo volume infatti avevamo un susseguirsi di situazioni piuttosto animate, con una lotta per sopravvivere portata avanti pagina dopo pagina dai protagonisti, lo scopo di questo secondo volume sembra essere quello di ampliare il respiro della storia, gettando uno sguardo un pochetto più in là del solo Oregon e nel contempo descrivendo come i vari gruppi al centro della narrazione si sono ambientati con il passare del tempo. Questa descrizione però scorre lentiiiiiiiissima e lo stesso titolo si rivela una specie di richiamo pubblicitario, perchè in esso di guerra vera e propria non se ne vede, vertendo solo, in pratica (così immagino, non avendo letto il seguito) sui suoi preparativi (il titolo avrebbe dovuto essere quindi Protector's Prewar ... ).


Ma andiamo con ordine, partendo dalla storia. Sono passati infatti circa otto anni dal 18 marzo 1998, giorno in cui il "cambiamento" (Change) ha colpito il mondo (il libro si apre il 12 agosto 2006) e, a sorpresa il primo capitolo è ambientato in Inghilterra, dove facciamo conoscenza con un terzetto di inglesi, guidato da Sir Nigel Loring, destinato ad entrare da protagonista nella saga. Non voglio addentrarmi troppo nei particolari per evitare spoiler, per cui mi limito a dire che la narrazione si preoccupa ora di dare una sommaria descrizione di come il cambiamento ha inciso sul mondo che conosciamo e di come ce la siamo cavata in Europa, ma non solo. 
Ora i punti di osservazioni diventano quindi tre, ma di fatto è quasi solo nelle vicende dei nostri englismen che troveremo un po' di vivacità, in quanto per il resto l'autore si preoccupa di descrivere decisamente nei dettagli come la vita nelle comunità che abbiamo conosciuto si sia andata stabilizzando. Tragicamente (per me, lo ribadisco) quindi avremo modo di vedersi sviluppare in diverse pagine la narrazione della cattura di un cervo o cinghiale, o di assistere alla iniziazione alla caccia di un ranger e di veder comparire una bella serie di frasi di ringraziamento alle divinità del culto wiccan che, come sappiamo dal primo libro, anima il clan Mackenzie, uno dei due al centro delle vicende della saga.

Detto questo, la guerra di cui parla il titolo, ossia quella della quale ci attendevamo di avere notizia, ve lo dico chiaramente, NON scoppia in questo libro, nel quale semplicemente ci prepariamo ad essa, curando l'ingresso nel filo narrativo del terzo protagonista, di cui parlavo sopra. La cosa è diventata per me, con lo scorrere delle pagine, decisamente antipatica, perché ogni cento pagine che passavano mi chiedevo quanto sarebbe durata questa guerra ed alla fine sono rimasto decisamente deluso. 
Se devo dare delle indicazioni direi che se siete di quelli che amano molto le storie che si prendono una lunga pausa dedicata all'approfondimento dello sfondo sul quale si svolgono le vicende allora dovreste gradire oltremodo questo volume, perchè in esso non succede molto altro (scherzo, ma l'azione è davvero ridotta rispetto al primo). Se invece gradite maggiormente i libri che tengono alta la suspence allora questo non vi dico che potete saltarlo, ma quasi. Magari mandatemi una mail che vi faccio dieci righe di sintesi per poter passare al terzo volume comodamente ... ;)
(immagine a lato tratta dal sito dell'autore)

Personalmente il libro l'ho divorato, perchè mi è capitato in mano in una settimana nella quale avevo alcuni viaggi in treno, per cui le ore di lettura a disposizione le ho avute, ma nel contempo non ne sono rimasto per nulla soddisfatto, tanto che la prima sensazione che ho avuto è stata quella di pensare di chiudere addirittura così la lettura della saga. Un pochetto più a freddo sto pensando di rinviare l'acquisto del terzo libro (perchè se mi dovesse tradire anche quello, leggendolo subito, gli darei fuoco ...), ma di cercare di portare a conclusione la trilogia.

In conclusione questo Protector's War è un testo che l'autore utilizza per alzare la testa dal particolare e dalla frenesia della prima narrazione tipizzante Dies the Fire, soffermandosi ora in uno studio e caratterizzazione del mondo di riferimento. La cosa può risultare in senso assoluto gradita ed essere considerata come sintomo di una capacità di costruire 'mondi', in generale apprezzabilissima. Il problema è però che i lettori che sono arrivati qui sono reduci da una narrazione decisamente più vivace, per cui non so se essi possano gradire così tanto questa sorta di moviolone, con la maggior parte delle vicende che scorrono uneventful. Nel mio personalissimo cartellino è quindi un libro che sono lieto di aver letto, ma solo nel senso di essere contento di non doverlo ancora terminare prima di passare al prossimo: se anche quello mi deluderà come questo non so se prenderò in considerazione altre letture del pur talentuoso S.M. Sterling ...

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